La moda italiana è un elemento di fondamentale importanza che contribuisce a costruire l’identità del nostro Paese, ci dimentichiamo però che essa è una realtà abbastanza recente. La moda italiana rappresenta l’identità di un’Italia, artigiana, creativa, di un’espressione dell’estro manifatturiero di altissima qualità. Nel 1935, nacque l’Ente Nazionale Moda, con sede a Torino, ma non ebbe il risultato sperato. Soltanto nel secondo dopoguerra la moda italiana riuscì ad affermarsi ed espandersi sui mercati esteri. Per la storia della moda italiana ci furono quattro città che determinarono quanto si stava costruendo all’epoca: Torino – Milano – Firenze e Roma. Il 06 ottobre del 1946, il Palazzo Reale di Torino, ospita la prima mostra nazionale dell’arte della moda, ad organizzarla fu l’Ente Moda, nella sua nuova versione non ancora riconosciuta dallo Stato. Nella ricostruzione dell’Ente era intervenuto il sindaco di Torino, Giovanni Roveda, consapevole della grande importanza che l’Ente costituiva per la ripresa dell’industria tessile e per lo sviluppo economico del paese e del Piemonte.
Nel 1949 nacque a Milano il Centro Italiano della Moda, Torino lo vide come un affronto. Le due istituzioni iniziarono a sfidarsi a suon di mostre e sfilate. Il 02 aprile 1949 a Torino si inaugurò l’Esposizione internazionale dell’arte tessile e dell’abbigliamento, in quell’occasione Torino fu riconosciuta capitale della moda italiana. All’evento mancavano i grandi sarti milanesi e romani, impegnati a partecipare allo spettacolo che il Centro italiano della moda di Milano, organizzò al Teatro dell’opera di Roma. In quell’occasione parteciparono le case di moda di: Milano, Roma e Firenze. Dal 1949, anche i più grandi sarti romani si misero al lavoro per cercare di attirare l’attenzione sulla moda della capitale. Il 28 gennaio, il matrimonio di Tyron Power e Linda Christian di cui gli abiti furono confezionati per lui dalle Sorelle Fontana e per lei la sartoria Caraceni, attirarono sugli atelier romani i riflettori di Hollywood. Grazie alle produzioni hollywoodiane, la moda italiana si affermò negli USA come uno degli aspetti centrali dell’immagine dell’Italia, già conosciuta come il Paese delle vacanze e del vivere bene. Il crescere dell’importanza della moda romana, fece alleare le città di Torino e Milano (rivali storiche), l’interesse comune era indebolire il Comitato romano, che non riuscì a realizzare le manifestazioni in programma. Firenze non resto a guardare e nel 1951, Giovanni Battista Giorgini (collezionista d’antiquario e appassionato d’arte, ma anche abile uomo d’affari, capisce l’importanza del settore dell’abbigliamento, contribuì nel fare entrare Firenze nell’olimpo delle quattro città) invitò le case romane e milanesi a partecipare alle sfilate fiorentine, lasciando fuori Torino, che da poco aveva avuto il riconoscimento governativo, chiamandosi Ente Italiano Moda (EIM). Nel 1953, fu fondato il Sindacato italiano alta moda (SIAM), lo Statuto vietava di partecipare alle sfilate organizzare da Giorgini, che non tardò a rispondere, infatti un anno dopo nacque il Centro di Firenze per la moda italiana (CFMI), di cui scopo principale era quello di organizzare le sfilate a Palazzo Pitti.
A metà degli anni Cinquanta, le quattro città posero le basi, in un modo del tutto naturale, per una divisione di compiti: Roma si sarebbe dedicata all’alta moda, Firenze alla moda-boutique, Torino e Milano all’abito da confezione. Nel 1962 si istituita la Camera Nazionale della Moda Italiana. Nel 1969 Torino e Milano fondarono nuove fiere alla produzione industriale di lusso: Modaselezione e Milanovendemoda, la prima durò fino al 1974, la seconda oggi è conosciuta come Milano prêt-à-porter, appuntamento molto importante per l’industria della moda italiana.
Tratto dal mio libro “Vintage:Storia di un’Italia che cambia”