Fisher e Cleveland, analizzano l’argomento da un aspetto psicodinamico. Il loro lavoro afferma che l’immagine del corpo influenza la percezione del mondo e la relazione con gli altri. D’altronde la storica relazione mente-corpo, è rimasta per molto tempo appannaggio nel mondo filosofico, solo recentemente viene discussa anche dal mondo scientifico. Ci sono altri fattori da considerare che dall’infanzia e adolescenza espongono l’individuo nella costruzione di una propria immagine corporea e di un’immagine verso gli altri, questo è determinato dall’esposizione del soggetto all’ambiente circostante, che sia familiare o sociale, che determina lo sviluppo cognitivo, sociale, fisico ed emozionale. Da questa esposizione ne deriverà l’autostima e il bisogno di approvazione sociale. Le esperienze familiari e sociali di ogni singolo individuo, determinano anche il rapporto che si ha con sé stessi. Questo riguarda innanzitutto i fattori culturali: usi, costumi e tradizioni della società di provenienza, i valori culturali vengono interiorizzati e da lì si determina il rapporto con il proprio sé corporeo. Fattori interpersonali, le esperienze che l’individuo fa sia relazionandosi con le figure genitoriali sia con i pari. Fattori fisici, lo sviluppo dell’immagine corporea è determinato da caratteristiche fisiche possedute dal soggetto. Una sicurezza e piacevolezza del proprio aspetto fisico, influenza il modo in cui ci poniamo agli altri, ma anche come gli altri ci percepiscono. Infine, ma non meno importante, i fattori psicologici: determinati dalla personalità, dal genere (maschile o femminile), autostima e approvazione sociale. I mass media, di certo influiscono, nel costruire un’immagine stereotipata e spesso lontana dalla realtà quotidiana.
Il corpo, diventa un progetto che il soggetto mette al centro di tutto, deve modificarlo per renderlo adeguato a determinati standard. Cambia lo stile di vita, i ritmi e tutto diventa sempre più individuale, il corpo affannosamente muta, alla ricerca di una disperata approvazione collettiva. Nella società moderna, della comunicazione dei social, nel post che informa i followers sulle proprie abitudini e stile di vita, la foto perfetta, cosiddetta “instagrammabile”, permette ad ognuno di mettersi in vetrina, di esibirsi al meglio, mostrando il proprio profilo in cui tutto è costruito meticolosamente, rendendo l’immagine di sé artefatta. Ma soprattutto per chi soffre di DCA, avere dei followers, apparire con un profilo perfetto, ricevere like e commenti e aumentare il numero dei seguaci, diventa una vera e propria ossessione. È essenziale precisare che sono gli adolescenti che fanno un uso smodato dei social network, proprio quella fase evolutiva delicata, vulnerabile e insicura. La realizzazione della propria identità viene determinata in questa fase con il confronto con i pari, ma molta influenza proviene dai mass media e nell’epoca della digitalizzazione la maggior influenza nasce dai modelli sbagliati che i ragazzi e le ragazze seguono sui social. Nella relazione tra corpo e immagine, si pone nella mente uno scarto che rende questa relazione instabile e insicura. Il corpo è stato spesso oggettificato, in parole povere usato come strumento di piacere. Il concetto di oggettivazione è stato preso da Kant prima e dalla psicologia poi con Fredrikson e Roberts con la “Teoria dell’oggettivazione”. Questa teoria suggerisce soprattutto alle donne e ragazze il modo in cui gli altri guardano il loro corpo o parti di esse e, soprattutto come gli uomini e i mass media tendono a focalizzare l’attenzione del corpo della donna, più degli uomini, facendolo diventare un oggetto. La teoria dell’oggettivazione porta all’auto-oggettivazione e di come le donne interiorizzano le aspettative dell’immagine corporea dettata da determinati canoni di bellezza, generando insicurezza per l’aspetto fisico. L’auto-oggettivazione, spinge le donne ma anche gli uomini a controllare il proprio aspetto, attraverso l’abbigliamento, il trucco, l’alimentazione, l’esercizio fisico, tutto all’insegna dell’immagine perfetta secondo i parametri dettati dalla società e i mass media. Ci sono soggetti più propensi di altri, tutto dipende anche dal tratto di personalità. Il concetto dell’oggettivazione, oggi molto presente ed è la prima conseguenza del tanto discusso body-shaming: vergogna del proprio corpo, giudicato e criticato costantemente dagli altri e di conseguenza da sé stessi. L’insoddisfazione corporea è diffusa a partire dall’infanzia sino all’età senile, la continua ricerca di approvazione e trasformazione corporea, apportando le cosiddette migliorie, non sono altro che l’inseguire un fantasma che non esiste: la perfezione.
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